Raccolti distrutti dalla cimice asiatica, le aziende fanno la conta dei danni.
Un’ azienda di Cesena trova l’insetto capace di parassitizzare le uova di cimice
01 Novembre 2018: Si è nutrita praticamente di qualsiasi cosa le fosse capitato a tiro, ospite di alberi da frutto, mais, soia e noccioli. Un vero incubo per le aziende agricole. Poi si è spostata e ha invaso le abitazioni, divenendo un’ossessione per tutti. Piccola e fastidiosa, la cimice asiatica, ma devastante. Le conseguenze dal punto di vista economico, per chi coltiva la terra, sono sempre più evidenti e oggi si fa la conta dei danni causati dal suo passaggio.
L’insetto ha invaso l’intero Friuli Venezia Giulia, esclusa solo la zona di Trieste, provocando mediamente la perdita di oltre il 30% del raccolto. Un problema che nel 2019 rischia di trasformarsi in una catastrofe, visto che “questa cimice ha quattro cicli riproduttivi e quindi il prossimo anno potrebbero presentarsi quattro volte gli insetti di quest’anno.” A lanciare l’allarme è Copagri Fvg, confederazione di produttori agricoli, che ha tra le mani la contromossa che potrebbe porre un argine alla proliferazione dell’insetto. L’assessore regionale all’Agricoltura, Stefano Zannier, ha da poco annunciato che non c’è “una soluzione scientifica che possa condurre alla loro eradicazione”, ma per il presidente regionale, Valentino Targato, e il direttore, Davide De Candido, una risposta c’è: il suo nome scientifico è Anastatus bifasciatus e assomiglia a una formica alata.
IL “NEMICO”
“È un insetto autoctono, già presente in natura in Italia, in grado di parassitizzare le uova di cimice asiatica. Fa parte dell’ordine degli imenotteri, a cui appartengono anche vespe e calabroni. È stato identificato da un’azienda di Cesena che si chiama Bioplanet, che da oltre 20 anni produce e commercializza insetti usati in agricoltura come mezzo di lotta biologica a quelli dannosi” spiegano.
Nel corso dell’estate 2018 infatti, su svariati campioni di ovature di cimice asiatica raccolte in campo, l’azienda ha notato una presenza di parassitizzazione insolitamente superiore alle aspettative e da un’analisi sistematica degli insetti utili raccolti, ha verificato che si trattava dell’Anastatus bifasciatus. Da lì, Bioplanet ha deciso di investire sulle possibilità di allevamento di questo insetto, fra l’altro spontaneamente già presente in natura e quindi rilasciabile nell’ambiente senza vincoli in eventuali strategie di lotta biologica.
UN RIMEDIO
Molte regioni italiane, come Emilia Romagna, Piemonte, Veneto e Lombardia, si sono già informate sulla possibilità di sperimentare questo insetto “nemico”. “E dovremmo farlo anche noi visto che quello della cimice è un problema sociale, che ha toccato un milione di persone in regione – aggiungono Targato e De Candido -. Le aziende agricole friulane hanno subito danni pesantissimi: si sono persi oltre 600 mila quintali di mais, più di 270 mila di frutta e 490 mila quintali di soia. Cifre incredibili. Per gli agricoltori mancato raccolto significa mancato guadagno”. Allora perché non tentare la strada dell’insetto antagonista? “Ci piacerebbe che la Regione si interessasse a questa possibilità e che provasse quindi a sperimentare l’insetto, su piccole porzioni di terreno o serre: capire l’efficacia di questo imenottero è fondamentale. Ma senza una collaborazione a tutti i livelli è difficile trovare una soluzione. Per noi questa è la strada giusta.”
Un’ azienda di Cesena trova l’insetto capace di parassitizzare le uova di cimice
01 Novembre 2018: Si è nutrita praticamente di qualsiasi cosa le fosse capitato a tiro, ospite di alberi da frutto, mais, soia e noccioli. Un vero incubo per le aziende agricole. Poi si è spostata e ha invaso le abitazioni, divenendo un’ossessione per tutti. Piccola e fastidiosa, la cimice asiatica, ma devastante. Le conseguenze dal punto di vista economico, per chi coltiva la terra, sono sempre più evidenti e oggi si fa la conta dei danni causati dal suo passaggio.
L’insetto ha invaso l’intero Friuli Venezia Giulia, esclusa solo la zona di Trieste, provocando mediamente la perdita di oltre il 30% del raccolto. Un problema che nel 2019 rischia di trasformarsi in una catastrofe, visto che “questa cimice ha quattro cicli riproduttivi e quindi il prossimo anno potrebbero presentarsi quattro volte gli insetti di quest’anno.” A lanciare l’allarme è Copagri Fvg, confederazione di produttori agricoli, che ha tra le mani la contromossa che potrebbe porre un argine alla proliferazione dell’insetto. L’assessore regionale all’Agricoltura, Stefano Zannier, ha da poco annunciato che non c’è “una soluzione scientifica che possa condurre alla loro eradicazione”, ma per il presidente regionale, Valentino Targato, e il direttore, Davide De Candido, una risposta c’è: il suo nome scientifico è Anastatus bifasciatus e assomiglia a una formica alata.
IL “NEMICO”
“È un insetto autoctono, già presente in natura in Italia, in grado di parassitizzare le uova di cimice asiatica. Fa parte dell’ordine degli imenotteri, a cui appartengono anche vespe e calabroni. È stato identificato da un’azienda di Cesena che si chiama Bioplanet, che da oltre 20 anni produce e commercializza insetti usati in agricoltura come mezzo di lotta biologica a quelli dannosi” spiegano.
Nel corso dell’estate 2018 infatti, su svariati campioni di ovature di cimice asiatica raccolte in campo, l’azienda ha notato una presenza di parassitizzazione insolitamente superiore alle aspettative e da un’analisi sistematica degli insetti utili raccolti, ha verificato che si trattava dell’Anastatus bifasciatus. Da lì, Bioplanet ha deciso di investire sulle possibilità di allevamento di questo insetto, fra l’altro spontaneamente già presente in natura e quindi rilasciabile nell’ambiente senza vincoli in eventuali strategie di lotta biologica.
UN RIMEDIO
Molte regioni italiane, come Emilia Romagna, Piemonte, Veneto e Lombardia, si sono già informate sulla possibilità di sperimentare questo insetto “nemico”. “E dovremmo farlo anche noi visto che quello della cimice è un problema sociale, che ha toccato un milione di persone in regione – aggiungono Targato e De Candido -. Le aziende agricole friulane hanno subito danni pesantissimi: si sono persi oltre 600 mila quintali di mais, più di 270 mila di frutta e 490 mila quintali di soia. Cifre incredibili. Per gli agricoltori mancato raccolto significa mancato guadagno”. Allora perché non tentare la strada dell’insetto antagonista? “Ci piacerebbe che la Regione si interessasse a questa possibilità e che provasse quindi a sperimentare l’insetto, su piccole porzioni di terreno o serre: capire l’efficacia di questo imenottero è fondamentale. Ma senza una collaborazione a tutti i livelli è difficile trovare una soluzione. Per noi questa è la strada giusta.”